Costruisco case di legno
di Stefano D'Andrea
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Quando avevo 90 anni mi hanno diagnosticato un cancro al cervello, e mi hanno dato 4 mesi di vita. “Ho un amico della mia età che ci metterebbe la firma, su 4 mesi di vita sicuri”, dissi quel giorno. Loro risero. Poi mi hanno curato e io sono guarito, però ora ho un po’ di cervicale perché negli anni successivi ho continuato abattere chiodi in assi di legno con un martello. Aiuto, come posso, a fare abitazioni decenti per gli homeless diPlains (Georgia) dove sono nato nel 1934 e dove sono tornato nel 1981, dopo essere stato il Presidente degliStati Uniti d’America.
Mi chiamo Jimmy Carter e costruisco case di legno.
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Da noi in America sono quasi tutte così, le case: senza fondamenta, di legno e piene di spifferi. In Georgiapraticamente ogni paese prima o poi è stato raso al suolo da un incendio. Ecco perché non ci affezioniamo troppoalle stanze e ai divani, ma alle colline, ai fiumi e alle montagne. E alle storie delle persone.
Faccio piccoli lavori di falegnameria fin da quando ero bambino, e non ho mai smesso, anche alla Casa Bianca.Mi è sempre servito a rilassarmi e a pensare meglio. Credo sia perché quando seghi un pezzo di legno ti sembradi stare costruendo qualcosa, anche quando non lo fai. Avevo un angolo nascosto nella sala Ovale dove tenevouna pialla e un paio di assi. Serviva anche a fare un bel profumo così chi entrava si sentiva a proprio agio. Eranotempi in cui ancora si fumava ma io avevo chiesto ai miei collaboratori di non farlo durante le riunioni. Non so semi avrebbero accontentato se non avessi avuto delle armi nucleari in mano. E io lo sentivo sempre, di averle, lebombe atomiche in mano. Io questo mi ricordo, di quel periodo, di avere in mano il bottone per uccidere il mondo.
Nella mia vita ho sempre avuto in tasca una pistola, perché da noi usa così, e non mi ha mai messo a disagio.Non l’ho mai usata e non mi ha mai pesato. Mi ha sempre fatto sentire sicuro. Per me era come quando sotto ipantaloni hai le mutande o non le hai. Nessuno lo sa, nessuno se ne accorge. Nessuno lo saprà mai. Ma tu sì. E tisenti diverso, quando le hai, più a posto. Per me avere una Smith e Wesson in tasca era come andare in giro conle mutande sotto i jeans. Normale.
Quando sono diventato Governatore della Georgia ho iniziato ad avere qualcuno che si occupava della miasicurezza. Potevo avere i miei soldi e la mia libertà ma ho dovuto mettere la pistola in un cassetto. Quando sonodiventato Presidente mi hanno tolto anche il portafoglio e i documenti. Andavo in giro solo con me stesso. Non misono mai sentito così nudo e indifeso come quando avevo intorno a me un esercito di agenti della CIA pronti adare la loro vita per la mia. Ero l’uomo con la maggior potenza di fuoco di tutto mondo e mi sentivo un farfalla tragli ippopotami. E ora lo posso dire: da quando ho iniziato a girare senza armi ho cominciato ad ammazzare lagente. Non ho mai visto un cadavere dal vivo, ma sentivo che da qualche parte c’erano anime che lasciavano iloro corpi, e io avrei potuto impedirlo, oppure il governo che presiedevo ne era stata direttamente la causa.
La prima volta che ebbi quella sensazione fu quando arrivò sul mio tavolo la richiesta di grazia di un condannato amorte, nel giorno del mio insediamento come giovanissimo Governatore dello Stato della Georgia. L’uomo sichiamava Joe Byron e aveva ucciso sua moglie durante un litigio. Non credevo che avrebbe potuto uccidereun’altra moglie e, pur essendo un violento, ero certo che l’ergastolo sarebbe stata una condanna più chesufficiente, per quanto noi uomini possiamo arrogarci il diritto di distribuire pene. Ma lui era un afro americanoalcolizzato, e io ero stato eletto proprio per la mia battaglia a favore dei diritti civili. “Non puoi cominciare il tuomandato di Governatore Democratico di uno Stato storicamente Conservatore salvando la vita a un assassinonegro, ora devi mostrare di unificare, non di dividere” Così mi hanno consigliato gli stessi che erano riusciti a farmieleggere. E io ho detto ok, questo non lo grazio, grazierò il prossimo. E festeggiammo, con un buon sigaro, unanuova era di maggiore clemenza e di più giustizia per tutti.
Ma quando tornai a casa, quella sera, e sentii Rosalyn chiedermi se avessi fatto qualcosa di buono, come semprefacciamo noi cristiani evangelici quando la giornata volge al termine, mi misi a piangere. Lei mi chiese perché, eio le dissi che avevo ucciso un uomo. Mi chiese di spiegarle, io lo feci, e lei mi disse che non avevo colpe, cheavevo fatto quello che era giusto fare, che ero un dono per la comunità e che lei mi amava. L’ho baciata e homesso il mio viso sulle sue gambe e ho continuato a piangere, con i singhiozzi. Era il 1971 e mi sentivo già unvecchio debole e stanco. “Oggi ho ucciso un uomo”, ho detto a Dio mentre lo pregavo, in ginocchio, di fianco alletto, prima di andare a dormire. E lui non mi ha risposto.
Mi chiamo Jimmy Carter ho 96 anni e cerco sempre di seguire i precetti della Bibbia, ma è difficile.
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Chi non ha una casa dorme per strada, lo so. Lo vedo succedere da sempre. In Georgia non si muore di freddo, èvero, ma credo che tutti dovrebbero avere un tetto sotto il quale ripararsi, un posto privato, un luogo dove nonsentirsi in pericolo. Per questo ho iniziato a costruire case. Quando ero l’uomo più potente del mondo non potevofare nulla perché avevo altri compiti, ma poi ho potuto venire a farle con le mie mani, e il mio stomaco haricominciato a digerire. Abbiamo una bella associazione piena di ragazzi con buona volontà e tanto ottimismo.Alcuni si occupano di mettere insieme i pezzi, altri di individuare chi ha bisogno, altri ancora raccolgono i soldi checonfluiscono in una Fondazione che porta il mio nome. Io dal 1989 sono il primo che entra la mattina e l’ultimo cheesce la sera, tranne quando sono in viaggio per raccogliere offerte o quando sono in missione come quella voltain cui sono andato in Svezia a ritirare il Premio Nobel per la Pace. A me non piace viaggiare.
Di recente sono stato spostato al termine della filiera perché dicono che sto invecchiando; sono quello cheinchioda i battiscopa, perché si fa meno fatica. In realtà io mi sento benissimo e piscio ancora distante dai mieipiedi, ma mia moglie mi dice che ogni tanto di notte respiro un po’ affannosamente.
Devi fare del moto, mi dice lei, la vita sedentaria non ti si addice.
Ma io colpisco molti oggetti inanimati col martello tutti i giorni amore mio, le dico, non equivale forse al moto?
No, mi dice lei, che essendo figlia di un autista di autobus sa bene cosa vogliano dire le parole “ragadi” e “anali”, ilmoto è una cosa che il tuo corpo si sposta usando tutti i suoi pezzi; martellare invece è martellare, con un braccio.
Questo lo capisco cara, ma io devo costruire le case per i poveri, le dico io.
Mi vendi questa storia da più di trent’anni Jimmy tesoro, e la domenica, a pranzo dai nostri nipoti, mi ci mandisempre da sola in taxi, e io me la bevo.
Che posso farci se devo martellare chiodi, rispondo io allargando le braccia.
Lo so lo so Jimmy, e infatti è per continuare a farlo che ogni tanto è meglio se fai una passeggiata, mi dice lei.
Una volta mi sono dimenticato di alzarmi dal mio posto per circa 14 ore e avevo il segno dei jeans sulla chiappadestra come fossi un manzo da macellare. Come lo so? Mi guardo sempre tra le gambe con uno specchio,quando vado in bagno. È un’abitudine che ho preso quando ero ragazzino e avevo letto una storia in cui a uno glicresceva un terzo testicolo perché era un alieno. Mi spaventò moltissimo, quel libro, e da allora controllo tutti igiorni che non ci siano rigonfiamenti. Non ci sono mai stati. Forse allora non sono un alieno.
Percepisco una pensione di circa diciottomila dollari al mese ma non gliele compro, le case, ai poveri. Glielecostruisco pezzo dopo pezzo. Così mi accorgerò quanto ci vuole a mettere insieme quattro mura e un tetto, misono detto quando ho deciso di farlo. E ho, così, scoperto che ci vuole poco, ma proprio poco.
Mi chiamo Jimmy Carter, oggi è il 17 dicembre 2020, e domani mattina sarò morto.
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Rosalyn lavora a maglia, dice che è il segreto per mantenere elastiche le mani che le servono per fare quelle torteche porta tutti i giorni al centro Alzheimer. Alcune sue amiche e la maggiore delle sue tre sorelle sono lì da tempo,e lei non vuole lasciarle sole, quindi ci va per l’ora del tè, e chiacchiera. Si fanno delle lunghe conversazionilisergiche dalle quali lei torna sempre sorridente.
Pensa se fossero morte, mi dice sempre quando torna a casa, con chi parlerei?
Con me amore mio, le dico io ridendo.
E allora lei ogni singola volta mi guarda, punta l’indice della mano destra verso di me e poi alza il pollice, chiude unocchio, prende la mira e mi fa “Pum!” con la bocca.
Io a volte fingo di essere colpito alla spalla tipo Dean Martin in Mezzogiorno di fuoco ma altre volte faccio comeJohn Wayne in Ombre rosse. Cerco di variare. Ieri ho fatto come Clint Eastwood in Il buono il brutto e il cattivo.Lei deve indovinare che film è. Ci becca sempre. Ogni tanto invece che con il dito lo fa con la piccola Beretta cheabbiamo nel tavolino davanti alla porta, sempre rigorosamente scarica. La prende quando è nervosa e vuolesentire il click vero del cane che scatta. In effetti dà una sensazione più forte del dito che fa pum. E fa comunqueridere. Ultimamente lo fa più spesso perché sua sorella non sta tanto bene.
Sapete che quando le grandi aziende licenziano qualcuno gli danno un plico pieno di possibilità e di nuovi scenarifuturi, per non farlo andare via troppo arrabbiato? Ci hanno fatto anche un film. Quando hanno licenziato me daComandante in Capo delle Forze Armate più potenti del pianeta, mi hanno detto tre cose: che non potevo dare ilnome a una salsa barbecue, che non potevo diventare consulente di una Nazione straniera, e che non potevosuicidarmi. A consegnarmi il mio plico sono stati il Segretario di Stato e due giovani agenti della CIA vestiti dinero. Era un normale fascicolo in una cartelletta di pelle nera, come me ne avevo visti migliaia. Ronald Reaganintanto stava scendendo dall’elicottero che atterrava sul prato insieme ai suoi cani, e io avevo fame di muffin alcioccolato. Tra i fogli contenuti nel plico c’erano le foto degli altri ex presidenti ancora in vita e alcune immaginiche li ritraevano mentre tenevano conferenze, mentre sfamavano bambini africani o mentre giocavano a golf.Era la vita che ero invitato a fare. Dissi che probabilmente avrei fatto proprio come mi stavano suggerendo. E cheavrei costruito case per gli homeless. Sorridemmo tutti.
Lei non può commettere suicidio, mi disse uno dei due ragazzi, quello con l’accento più yankee. Me lo disse perassicurarsi che avessi letto bene. Gli chiesi perché pensava che avrei voluto farlo. Potrebbe succedere, mi disselui.
Ma a me non succederà, dissi io, sono un brav’uomo della Georgia e un membro della Chiesa EvangelicaCristiana, ho un figlio bellissimo e dei magnifici nipoti, inoltre sto per scrivere un libro di memorie e ho unapiantagione di arachidi che aspetta che io mi occupi di essa, perché mai dovrei uccidermi? Dissi.
Perché chiunque sia stato seduto dove è stato seduto lei ha dovuto decidere direttamente della morte di moltepersone, e nessun uomo che ha ucciso molte persone può dirsi immune dalla necessità di espiare la propriacolpa, prima o poi.
Io sono un soldato, dissi a quell’uomo che mi aveva appena parlato come si parla a un vecchio rintronato, e quindicosì gli risposi; ho servito durante la Seconda Guerra Mondiale probabilmente mentre lei prendeva il latte dallamamma.
Lo so Signor Presidente, disse lui mettendosi sull’attenti, e mi perdoni se le sono sembrato inopportuno; ma “laguerra può essere a volte un male necessario. Non importa quanto necessario, essa è sempre un male,mai un bene. Non impareremo mai a vivere insieme in pace uccidendoci l’un l’altro i figli.” Sono parolesue signor Presidente.
Lo so, li scrivo io i miei discori figliolo. E tu dici che dovrei ammazzarmi perché ho detto questo? Seiinopportuno e maleducato.
Lascia perdere Jimmy, disse Weinberg che capiva che era arrivato il suo turno di parlare. L’agente McKinney voleva solo assicurarsi che tu leggessi con attenzione tutte le parole, è il suo lavoro. Sai comesono alla CIA, non tanto malleabili.
Li conosco bene, dissi.
Nessuno pensa che tu farai nessuna di queste tre cose, abbiamo solo il compito di dirtele, Jim.
Ma certo Weenee, lo so.
Mi scusi signor Presidente, mi disse Mc Kinney che era diventato misteriosamente rosso. Me li ricordavopiù cazzuti quelli della CIA.
Pensa invece che io una salsa barbeque con sopra la mia faccia volevo proprio farmela maledizione, dissidandogli una pacca sulla spalla.Si rilassarono tutti e io guardai fuori dalla finestra cercando la mia ex-scorta ora al servizio di un attore di Hollywood e pensai a come poter essere utile a qualche Nazionestraniera. Una qualsiasi. Alle Isole Tonga per esempio.
Rosalyn lavora a maglia anche perché da quella posizione, con gli occhi fissi sui ferri, non è obbligata aguardarmi in faccia, quando mi dice cosa dovrei fare e che ancora non ho pensato di fare. Così non èproprio lei a dirmelo, ma è come fosse una voce fuori campo. Lei è sempre stata presente quando avevodelle decisioni importanti da prendere, sia come Governatore che come Presidente. Non era con me nellastanza ovale mentre dicevo a quegli idioti di andare a farsi prendere in giro dal mondo intero su queglielicotteri assurdamente grandi, questo è vero, ma tutte le altre volte c’era. E ha sempre avuto ragione.Come quando ha detto che Gisele Wellington, la ginnasta più forte della storia americana, e destinata avincere le Olimpiadi del 1980, le stava molto molto molto antipatica, e che lei aveva scommesso con lasua cara amica Layne, di Plains Georgia, che non avrebbe vinto nessuna medaglia.
Se la mia è stata una buona presidenza è anche merito della sua fermezza. Dalla poltrona, sulla qualestava seduta abbastanza distante per non farsi notare ma mai così lontana da non sentire, haaccompagnato tutte le mie riunioni e gli incontri informali. Un’elegante signora che siede in un angolovestita di nero e con un filo di perle al collo, e che confeziona sciarpe blu per i suoi nipotini della Georgia,che pericolo può rappresentare. Rosalyn è sempre stata la persona alla quale dare più credito, quandoc’era da chiedere consigli su questioni di politica interna. E ha sempre avuto un gran fiuto sul caratteredelle persone. Noi funzionavamo così: io stavo sulla mia sedia reclinabile davanti alla scrivania, o con lemani sulla pialla per scaricare tensione e pensare ad alta voce a cosa diamine avrei potuto fare perrisolvere la questione del prezzo del petrolio senza scontentare i miei amici texani e, a un certo punto, unavoce fuori campo diceva qualcosa come: “Non si può far volare un’aquila senza sollevare l’invidia diqualche falco. Ma si sa chi ha la precedenza: quello che con il becco può uccidere un bisonte.” Alloratutto prendeva senso e quando alzavo la testa non incrociavo gli occhi di nessuno. Laggiù in fondo c’erauna bella donna impegnata nel suo passatempo preferito vicino al caminetto, nulla di più nulla di meno. Eallora chiamavo il mio staff, chiedevo a Rosalyn se poteva scusarci, e iniziavo a costruire una strategia.Forse anche per questo non mi hanno rieletto, perché hanno capito che non comandavo io. E mi ha fattoperfino piacere vedere Ronnie salire questi gradini, io amo i cowboy. Come si amano i pastori tedeschi.
Mi chiamo Jimmy Carter. Ogni notte prego per i morti che ho provocato, e ogni mattina ringrazio Dio perquelli che ho evitato.
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Senza Rosalyn non sarei niente e quando, l’altro ieri, ho saputo che sua sorella maggiore Louise è entratain coma dopo un ictus, ho realizzato per la prima volta che in quella famiglia sono sì molto longevi, manon sono immortali. Certe cose basta non chiedersele e non si danno, quindi non ho mai avuto paura cheRosalyn potesse morire, perché non mi ero nemmeno mai posto la questione se potesse o menosuccedere. Io l’amavo e senza di lei la mia vita non avrebbe avuto senso, quindi era destinata a vivere persempre. O almeno per quel “per sempre” che Dio mi avrebbe concesso su questa terra. Ho semprepensato che sarei comunque morto prima di lei. Nella mia famiglia ci sono stati tumori, ci sonocardiopatie e aleggia anche del diabete. Nella sua niente, tutti sani, perfetti. Eppure siamo entrambi qui,io costruisco case e lei fa torte. La nostra morte avverrà da un momento all’altro, non su un letto diagonia. E se questo rende la vita piena e degna fino in fondo, ti fa anche vivere pensando che a ogniangolo ci può essere quello che ti fa lo sgambetto definitivo. Cioè, quando mi avevano dato quattro mesidi vita io, pur avendo oltre 90 anni, ero certo che avrei avuto almeno quattro mesi di vita. Lei ha 4 mesi divita, mi hanno detto. Quindi io per 4 mesi ero stato sereno. Ma quando nessuno mi indica una data discadenza, i titoli di coda possono piovermi in testa, tutti in una volta, da un momento con l’altro. E io,pensavo stamattina, questo non posso tollerarlo. Ma non per me. Per lei. Rosalyn non può morire.Rosalyn non deve morire. Io non posso rimanere solo. Io ho basato tutta la mia vita sulla convinzione cheavrei lasciato questo mondo con mia moglie seduta vicino a me a piangermi, con i suoi occhi addosso almio viso, con le attenzioni che un uomo buono merita, mentre si spegne. Ma lei potrebbe spegnersi primae lasciarmi solo. Solo e disperato. E destinato a una morte angosciante, vuota e senza senso. Dio non sela prenderà se io penso queste cose egoiste, credo; ci ha fatti così, spaventati dal dolore e dalla paura piùche dalla morte, e così continuiamo a essere.
Ieri mattina, dopo aver letto sul giornale che sono caduto e ho battuto la testa, un agente della CIA mi hatelefonato per chiedermi come stavo.
Benissimo, ho risposto.
Bene siamo felici. Sa, lei è un patrimonio per noi americani, e la sua eredità sarà preziosa (puntini disospensione, perché ho lasciato del vuoto in questa inaspettata conversazione telefonica)
L’agente Mc Kinney lavora ancora per il vostro ufficio? Ho chiesto.
Mc Kinney è andato in pensione alcuni anni fa, e poi è morto di tumore al seno.
Mi dispiace. E lei crede che io mi voglia suicidare perché sono caduto e non tollero di invecchiare?
No signore.
Alla mia età? È per questo che mi ha telefonato? È questo il suo compito?
No signor Presidente, vogliamo solo assicurarci che lei stia bene.
Lo ha fatto, agente. Sto bene. Ora posso andare?
Certo signor Presidente, e mi scusi per averla disturbata.
Lei ha fatto il suo lavoro agente, ma se fossi in lei lo cambierei.
Sono ormai 50 anni che mi dicono cosa devo fare. Fino ai 18 me lo dicevano i miei genitori, poi i miei superiori all’accademia e poi in Marina e poi nei sottomarini. In pratica sono stato libero per una decina d’anni, prima di diventare Governatore. Cosa non darei per riviverli tutti. Tranne quello in cui i Red Sox hanno vinto le World Series, ovviamente.
Rosalyn non può lasciarmi da solo, non può e non deve farlo. Ma non ho armi contro la volontà delSignore.
È per questo motivo che ho appena caricato con due proiettili, di cui uno direttamente in canna, la Berettache sta vicino alla porta d’ingresso.Ed è per questo che quando questa sera tornerà dalla casa di riposo,dove avrà parlato con le sue amiche, ma non con sua sorella che ormai è attaccata a una macchina dallaquale si allontanerà solo per entrare in una cassa di legno fatta da assi fissati tra loro con chiodi martellatida qualcuno che magari pensava di stare costruendo una casa, e farà la sua solita battuta, perché lei èmetodica e non mostra mai il dolore, io le risponderò come sempre.
Ma lo farò in piedi, e a breve distanza. Perché lei possa prendere bene la mira.
E perché io possa guardare il suo viso, sorridendole mentre preme il grilletto e mi salva dal terrore.
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Fine
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